Ti parlo per esperienza (sono dirigente in una società con sole squadre giovanili).
L'allenatore deve essere innanzitutto capace, severo al punto giusto, coerente e dare ampie possibilità a tutti di dimostrare ciò che si sa fare. Con i giovani il problema maggiore è l'approccio che si utilizza. Se fai l'amicone il rischio é che ti prendano per i fondelli e ti rigirino come vogliono. Ma é controproducente anche fare l'altezzoso.
Il nostro allenatore utilizza il sistema del bastone e della carota. In allenamento vuole il massimo. Chi non ascolta danneggia tutto il gruppo e volano addominali a ripetizione oppure rullate (odiate dalle ragazzine) per poi rispiegare la tecnica con ilarità, trabocchetti e mostrando gli errori più comuni.
In partita ogni settimana premia qualcuno che passa (dove possibile) da una squadra all'altra. Il vantaggio é quello di non avere mai prime donne o primi uomini, ognuno lotta per il proprio posto dando il massimo di sé. Si hanno quindi gruppi compatti che cambiano continuamente (e qui sta la bravura dell'allenatore nel favorire la socializzazione). Quando chiede di suddìvidersi a coppie per l'esercizio, beh, una volta creata la coppia (quasi sempre sono amici che si conoscono bene) lui li divide (compagno di destra nel campo A, campo di sinistra nel campo B) e fa ricreare le coppie nel proprio campo di appartenenza. In questo modo tutti sono obbligati a stare con tutti.
Spesso poi il discorso prepartita è incentrata sulla paura, chi se la sente di entrare per primo può farlo (mai l'affollamento), il primo set lascia libertà di scelta degli schemi al capitano e/o al palleggiatore...salvo poi riprendere le redini della squadra dal 2° set. Ma ormai tutti hanno superato la paura anche gli atleti più timidi.
A mio avviso non é male il sistema.
Squadre : U13-U14-U16-1° DIVISIONE